Muhammad Yunus, nato in Pakistan, ha studiato economia in America e poi è tornato, dopo l’indipendenza del Bangladesh, per rendersi utile alla sua gente. Ha fondato quella che lui chiama “banca dei poveri”, un tentativo senza precedenti di fare assistenza economica senza passare per le vie tortuose della beneficenza internazionale. Ha creato piccoli gruppi, li ha responsabilizzati: dava a ciascuno secondo i propri bisogni (cinque, venticinque dollari) e avviava ciascuno a produrre secondo le proprie capacità (manufatti artigianali, microimprese, vendite porta a porta nei villaggi).
Funzionava: i prestiti venivano restituiti, gli usurai sconfitti, un circolo virtuoso era stato aperto. Il limite: tutto accadeva nella regione dove il Prof. Yunus viveva ed insegnava. “Questa non è una banca e la sua esperienza non è che un caso limite”, dissero gli economisti del Paese. E lo sfidarono a dimostrare che non era così. Gli proposero una scommessa: loro scelsero il luogo, lui prese una aspettativa dall’università e partì per realizzare anche là il suo progetto. Se fosse riuscito l’avrebbero, di lì in avanti, appoggiato; in caso contrario avrebbe perduto cattedra ed onore. Il professore, senza esitare, accettò. Gli economisti guardarono la carta del Bangladesh, e puntarono il dito in alto: la regione del Tangail. Per Yunus: Marte. La ferrovia, allora, si fermava molto prima. Proseguì su un pulmino sfasciato. La prima cosa che vide, nel villaggio cui era destinato, fu il cadavere di un impiccato che penzolava come un segnale d’ingresso. Infuriava la guerra civile, le armi rimaste dal tempo del conflitto per l’indipendenza circolavano liberamente.
Non si arrese. Creò anche lì il primo gruppo di donne finanziate dalla sua banca. Tramutò la spinta alla rivolta armata in energia per la sopravvivenza economica. Al termine dell’anno stabilito, aveva vinto e tornò a Daccha lasciandosi dietro fiducia e dignità ritrovate. Pensò che, se ce l’aveva fatta lì, poteva riuscire davvero ovunque. Non pose confini a quella che adesso può davvero e legittimamente chiamare una banca: la Grameen Bank. Ha aperto filiali in tutto il mondo: dagli Stati Uniti alla Norvegia. Lo invitano dovunque a parlare del suo miracolo. Dovunque dice: “Può accadere anche qui, se si trovano le condizioni opportune”.
“A Muhammad Yunus viene assegnato il Premio Artusi 2001, per aver realizzato un progetto di autentica lotta alla povertà che, affrancato da ogni logica di elemosina e dipendenza, ha realmente contribuito, con l’istituzione del microcredito senza garanzia, a ridurre la miseria e l’indigenza del Bangladesh. L’istituzione di Grameen ha consentito a centinaia di migliaia di persone, in maggioranza donne, di affrancarsi dalla povertà e di ritrovare speranza nel proprio destino”.