“Mangiare è un atto agricolo”. In questo aforisma si racchiude il mondo di Wendell Berry, poeta, scrittore, saggista, docente di letteratura all’Università del Kentucky, e soprattutto coltivatore.
Berry nasce nel 1934 in Kentucky, Stati Uniti, in una famiglia di coltivatori di tabacco. Studia scrittura creativa alla Stanford University e dal 1962 al 1964 insegna inglese alla New York University’s University College of Bronx.
Dopo anni di viaggio e di studio Wendell Berry decide di tornare nel Kentucky dove inizia a insegnare scrittura creativa e a condurre una piccola fattoria, la Lane’s Landing Farm, dove lavora con la moglie.
Il suo impegno nel sostenere lo sviluppo di un’economia alimentare sostenibile, basata sul rapporto diretto tra i produttori locali e i consumatori, lo avvicina all’esperienza dei “farmer markets” californiani, nuova modalità di distribuzione conosciuta in Italia anche come “filiera a km. zero”, che consente di eliminare i passaggi dal produttore al consumatore finale e di favorire la cultura territoriale del cibo nonché di eliminare costi e impatto ambientale.
Coltiva i campi, alleva animali, si scalda con il legname raccolto nel bosco, non ha computer, vive armoniosamente il suo rapporto con l’ambiente che, come dice lui stesso, è necessariamente biologico: un modello in cui è fondamentale la “corrispondenza tra ecosistema e raccolto, campo e agricoltore”.
Fonda con i suoi figli una comunità rurale che è la sua risposta all’esigenza di rinnovamento che l’attuale crisi del sistema economico mondiale rende sempre più impellente: contro le distorsioni del gigantismo industriale e della globalizzazione livellatrice, Berry oppone un “autogoverno della vita”, basato sulla biodiversità e sulle pratiche sostenibili radicate nelle tradizioni e nella coscienza delle comunità locali.
Affianca alla sua attività di contadino quella di scrittore: almeno 40 pubblicazioni all’attivo tra poesie (famoso il suo “Manifesto del contadino impazzito”), racconti, saggi (come “la Risurrezione della rosa. Agricoltura, luoghi, comunità” uscito nel 2006 per l’editore Slow Food nell’ambito della collana Terra Madre).
I suoi scritti esaltano la vita agricola, denunciano le depredazioni dell’economia industriale, la distruzione delle identità autoctone, lo spreco delle risorse che sono la fonte della vita e veicolano un solo e importante messaggio: scegliendo il nostro cibo quotidiano siamo in grado, se vogliamo, di scegliere un tipo di agricoltura capace di salvare il pianeta.
Eletto membro del Fellowship of Southern Writers e già insignito del premio T.S. Eliot per la poesia, Wendell Berry è, come scrive la “New York Review of Books”, non solo un coltivatore ma anche uno dei più grandi intellettuali del nostro secolo.
È stato definito dal New York Times “il Profeta dell’America rurale”.
Per tutto questo, in cui emerge l’amore ed il rispetto della terra, l’idea di futuro per un’economia alimentare sostenibile, la coerenza di vita e di pensiero, è stato assegnato il Premio Artusi 2008 a Wendell Berry.